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Trento, 10 luglio 2016
MARCO BOATO (VERDI)
«CENTRO STUDI AUTONOMIA? MANCHEREBBE LA TERZIETÀ.
CONDIVIDERE CON BOLZANO»

dal Corriere del Trentino di domenica 10 luglio 2016
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VERSIONE ORIGINALE INTEGRALE DI MARCO BOATO
FRANCESCO PALERMO E CENTRO STUDI AUTONOMIA

1. Sono amico personale ed estimatore come costituzionalista del senatore Francesco Palermo, che è anche un autorevole docente universitario, da decenni studioso delle questioni giuridico-istituzionali e storico-politiche dell’Autonomia sudtirolese e trentina.
Apprezzo la sua intervista al ‘Corriere’, ma non ne condivido pienamente i contenuti e le proposte.

2. L’idea del presidente della Provincia di Trento Ugo Rossi di istituire un Centro studi sull’Autonomia, che dovrebbe essere dotato di un budget addirittura di 600.000 euro annuali, non mi sembra “un buon investimento”, né mi sembra che si possa dire a priori e senza una riflessone critica che “qualsiasi euro investito in ricerca è speso bene”. Condivido al riguardo le riserve che sono state espresse dal presidente del Consiglio provinciale trentino Bruno Dorigatti e anche da altri autorevoli esponenti politici.

3. L’emergere di queste critiche significa che la proposta del presidente Ugo Rossi non è mai stata preventivamente condivisa all’interno del centrosinistra autonomista trentino. E questo è tanto più significativo nel momento in cui a Bolzano è già all’opera la Convenzione per la riforma dello Statuto di autonomia, mentre a Trento deve ancora completarsi l’istituzione della analoga, ma non identica, Consulta. Forse nella maggioranza politica trentina sarebbe prioritario che prima si avviasse una riflessione critica comune e condivisa su questo percorso politico e istituzionale e sugli strumenti che possono agevolarlo e rafforzarlo, anche sul piano scientifico e culturale.

4. Sono d’accordo con Francesco Palermo che qualunque iniziativa su questo piano sarebbe opportuno venisse promossa e realizzata in collaborazione e sintonia anche con la Provincia di Bolzano e, aggiungo io, nell’ottica dell’Euregio, anche con Innsbruck, il Land tirolese che ne fa parte, anche se ovviamente non è direttamente coinvolto nella partita della Riforma dello Statuto di autonomia, che riguarda solo il Trentino-Alto Adige e lo Stato italiano, salvo gli aspetti conclusivi che possono coinvolgere anche una ratifica finale da parte di Vienna.

5. In realtà già all’inizio la proposta di “Convenzione per la riforma dello Statuto” era stata giustamente avanzata da Palermo in una dimensione regionale, ma la Svp di Bolzano, dalla quale pure la sua elezione a senatore era stata condivisa, non ha accettato la sua proposta e così ci troviamo di fronte a due organismi istituzionali che sono partiti in tempi differenziati e in composizione diversa, pur essendoci l’obbligo costituzionale, in forza dell’art. 103 dello Statuto, di una finale “conforme deliberazione del Consiglio regionale” per qualunque proposta di riforma dello Statuto da presentare al Parlamento, trattandosi di legge costituzionale, sia pure auspicabilmente sulla base del principio dell’”intesa”.

6. Personalmente ritengo sbagliata la proposta, oltre a tutto non preliminarmente discussa e condivisa, di un Centro studi sull’Autonomia che disponga di un budget annuo di 600.000 euro, per due ordini di ragioni. La prima, che una simile cifra risulterebbe esorbitante ed incomprensibile di fronte alle attuali difficoltà economico-finanziarie che riguardano settori prioritari come la sanità, il welfare, il lavoro, la scuola e l’economia. La seconda, che proprio un tale stanziamento provinciale creerebbe una obiettiva situazione di “dipendenza” e di mancanza di “terzietà” (quella giustamente auspicata da Palermo) nei confronti della stessa Provincia finanziatrice.

7. Non chiedo di cancellare questa proposta dal confronto politico, ma di aprire un vero dibattito su di essa. Ricordo al riguardo che il lavoro congiunto fatto dai due gruppi di lavoro informali di Trento e Bolzano, istituiti su proposta dei presidenti Rossi e Kompatscher, e di cui io stesso ho fatto parte, non ha mai trovato una conclusione formale da parte dei due presidenti e non ha mai avuto un riscontro pubblico, sia pure interlocutorio e problematico. Di tutto questo a suo tempo il ‘Corriere’ ha parlato ampiamente, anche dopo che alcuni contenuti di quel lavoro erano stati, in modo parziale e unilaterale, tradotti in disegno di legge costituzionale a livello parlamentare, senza alcuna discussione e condivisione preventiva.

8. Come i dieci componenti trentini e sudtirolesi del gruppo di lavoro informale avevano a suo tempo lavorato per mesi del tutto volontaristicamente e gratuitamente, ma con uno sforzo straordinario di elaborazione giuridica e politica, così io penso che un eventuale istituendo Centro studi sull’Autonomia potrebbe lavorare con persone di diversa competenza e appartenenza, che potrebbero mettersi a disposizione gratuitamente e volontariamente a partire dai diversi centri di ricerca esistenti e anche da diverse persone che hanno una esperienza storica alle spalle su questi temi. Sarebbe un impegno che renderebbe onore alla comunità trentina e sudtirolese, che non creerebbe dipendenza politica e che potrebbe ridurre al minimo le spese, ridotte solo a quelle di un semplice apparato tecnico di segreteria e coordinamento.

9. Sarebbe positivo che tutto questo si verificasse in sintonia tra Trento e Bolzano e anche con qualche significativo aggancio con Innsbruck, ma potrebbe in ogni caso – se queste sintonie non si verificassero – partire da Trento, senza esagerati sprechi di risorse e dimostrando ai cittadini e all’opinione pubblica che, quando si tratti di impegnarsi per l’Autonomia, ci sono più risorse umane, culturali e scientifiche disposte a dare il loro apporto gratuitamente, semplicemente al servizio non dei partiti, ma della comunità nel suo insieme, provinciale, regionale ed anche euroregionale.

Marco Boato
presentatore della riforma dello Statuto approvata dal Parlamento nel 2001
e membro del gruppo di lavoro sulla riforma dello Statuto nel 2015

 

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